domenica 13 marzo 2011

Perché un blog di recensioni sui libri sulla sicurezza

"La sicurezza nei luoghi di lavoro non è altro che una montagna di carta inutile". Sin dagli albori della nascita del concetto di prevenzione e protezione la critica più feroce che i maggiori detrattori del sistema hanno formulato è legata, per certi versi giustamente, alla eccessiva proliferazione di procedure burocratiche e, quindi, di carta. Quantità industriali di fogli di carta a fronte di problemi reali mai affrontati, ipotesi di pianificazione per lo più non lette e relegate nel cassetto dei sogni proibiti, se non fosse per il costo del consulente che le ha prodotte. Anche per i libri si è prodotta una situazione analoga. Dalla metà degli anni '90, dopo la pubblicazione in GU della c.d. "seiduesei", le case editrici, quelle tecniche in particolare, hanno decuplicato la produzione di volumi in materia (a cui ammetto di aver anch'io contribuito), nel nobile tentativo di colmare il "gap culturale" che le professioni del settore non nascondevano, anche senza imbarazzo. Se le intenzioni iniziali potevano ritenersi positive, con il passare del tempo lo "spirito animale" del "business" ha definitivamente prevalso, producendo una quantità di libri, pdf digitali e software davvero sbalorditiva. Colmando - quantitativamente - il vuoto  disciplinare ma con molti dubbi sulla reale capacità di aver migliorato - qualitativamente - il livello professionale. Un pò come accade su Wikipedia: indubbiamente notevole la mole dei dati archiviati ma sulla cui qualità forti sono i dubbi. Dubbi che si ripresentano in generale proprio sull'informazione presente in internet, spesso non filtrata da analisi critiche e non verificata empiricamente (anche i blog, come questo che gestisco, non ne sono esenti). Quale migliore soluzione se non quella di "riesumare" la vecchia "terza pagina" dei giornali (quella della cultura per intendersi) ed adattarla alle nuove tecnologie? Una pagina, un blog nel nostro caso, in cui il critico letterario proponeva la sua visione del libro a potenziali lettori, stroncadone od esaltandone, a secondo dei casi, il contenuto e le forti emozioni che avrebbe provocato. Se a questo ci aggiungiamo la possibilità per gli stessi lettori del libro di "postare" il proprio parere (nel giornalismo si usano le c.d. "lettere al direttore"), od anche di discuterne con l'autore stesso del libro, potrebbe crearsi una nuova occasione di condivisione "ragionata" della cultura disciplinare e tecnica della protezione e prevenzione sui luoghi di lavoro. Quasi una emulazione digitale della "Guida Michelin" dove, alla recensione della redazione possa sommarsi anche il parere e e le segnalazioni dei diversi fruitori dei nuovi prodotti (cartacei, digitali e software), creando le "stelle" di gradimento tipico dei ristoranti o delle più accreditate riviste di critica culturale. Il tutto gratuitamente, con il solo scopo di condividere consapevolmente quel sapere che in tutti questi anni si è stratificato e che, ogni giorno di più, ha contribuito a ridurre il numero di morti bianche che ogni anno, inesorabilmente, si verificano nel nostro paese. O come direbbe molto più prosaicamente l'arcinoto scrittore latinoamericano Borges "non voglio morire in una lingua che non conosco"! (danverde).

1 commento:

  1. L'iniziativa mi piace molto: anch'io sentivo l'esigenza di trovare una bussola nella marea di pubblicazioni sul tema. Sarò ben lieta di seguirvi e di dare il mio personale contributo man mano che avrò commenti da fare su libri acquistati o segnalati. In bocca al lupo per il futuro. PC.

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